Tutti insieme a Reggio Calabria per chiedere lavoro, progetti e sviluppo per il Sud. La Cisl, insieme a Cgil e Uil, ha lanciato un messaggio chiaro al Governo nazionale: sull'autonomia differenziata i lavoratori non staranno a guardare. L'Italia - si scandisce lungo il corteo, si legge sugli striscioni, dicono sopra e sotto il palco - si salva se riparte il Meridione. L'attacco all'esecutivo è chiaro, diretto: "A nostro avviso questo Governo non va da nessuna parte e ci porta semplicemente a sbattere un'altra volta, così come abbiamo detto più volte in passato.
Tornati in riva allo Stretto a quasi 50 anni dai "treni per Reggio Calabria" del 1972, quando gli operai del Nord arrivarono in massa nella città devastata dai Moti e presidiata dall'esercito per la Conferenza sul Mezzogiorno, i vertici delle organizzazioni sindacali insieme a quasi 25mila lavoratori sfilano per un centro storico che sembra quasi troppo piccolo per ospitarli tutti. La parte del leone la fanno le delegazioni del Sud. E non potevamo mancare noi della Funzione pubblica di Catania a cercare di far sentire la nostra voce, quella di una Sicilia in seria difficoltà.
I temi sul piatto e scanditi con gli slogan sono gli stessi di 50 anni fa: la fame di lavoro, la necessità di frenare l'emigrazione come scelta obbligata con l'occupazione e lo sviluppo e non i sussidi, la lotta a sfruttamento e lavoro nero. Identici e strutturati i problemi da affrontare: la mancanza di infrastrutture e servizi, una disoccupazione endemica, la povertà dilagante che di anno in anno aggrava il divario fra Nord e Sud. In più c'è la sanità, affossata da un debito che ha spogliato gli ospedali di medici e infermieri, che neanche il decreto Calabria, raccontato come panacea di tutti i mali, promette di riportare in servizio.